Maggio 2004

La relazione ci è pervenuta da Simona Berra (dell’Oratorio Beato Pier Giorgio Frassati di Polverigi AN) che ringraziamo.

I medici dell’Associazione “ Liberato Zambia 2001” ci hanno accompagnato nel terzo passo del nostro cammino dall’indifferenza alla solidarietà,raccontandoci della realizzazione di alcuni progetti che l’associazione porta avanti in ambito socio-sanitario e scolastico ma soprattutto portandoci la loro testimonianza umana,può sembrare un mistero quello che spinge professionisti così impegnati a trascorrere il tempo delle ferie e del riposo portando il loro aiuto in posti lontani e impopolari come l’Africa,malata e denutrita, sofferente di fatiche e di problemi che la maggioranza di noi “occidentali” europei conosce solo indirettamente dai media e dalla carta stampata.BambinoViviamo in una società multimediale bombardati da notizie e da immagini che ci informano e ci fanno credere di tutto,mentre ce ne stiamo seduti comodi e in poltrona,alla giusta distanza dal telecomando, a siderale distanza emotiva dalla vita che accade in quei posti e che le aggiornatissime cronache multimediali inventariano e archiviano per noi.

Questa prossimità claustrofobia dell’informazione e questa siderale distanza emotiva dal suo significato sono i due piatti che tengono in equilibrio l’inconsapevole indifferenza di tanti di noi,che troppo presi dalla frenesia e dai falsi bisogni della nostra vita da  “ricchi” ,rischiamo di essere pieni di informazioni,ma poveri della vita che  esse,al giorno d’oggi quasi sostituiscono.

Le espressioni calde e partecipate che abbiamo ascoltato da Marco Romiti,Maria Grazia De Angelis e Laura Mengo sanno di parole vissute  e ci fanno ricordare che la conoscenza vera è laddove è accompagnata dall’esperienza sempre nel rispetto  delle possibilità e delle volontà di aperture  di ognuno. Essere presenti nella vita che accade in Africa,cambia qualcosa aggiunge quel quid che solo la diretta dell’esperienza ci regala e che Ettore Antico ha ben definito “ una forte sensazione “di vita. Ognuno dei volontari che è ha parlato è partito con aspettative più o meno grandi,ma tutti concordavano su di una cosa: partire è stata un’avventura del cuore, l’incontro sorprendente con la gioia e la capacità di comunicarla,di chi non ha niente e che,proprio per questo, suscita meraviglia. Quando il cuore si apre si offre anche poco,l’umanità fiorisce perché pratica e annuisce ad una delle sue ragioni più proprie,la condivisione. Offrire e condividere quello che si può,la propria professionalità e disponibilità umana,non è scontato è una scelta. Il valore della testimonianza offertaci da questi medici è indubbio perché dai loro racconti e dai loro visi abbiamo percepito è condiviso il loro entusiasmo e abbiamo provato una forte sensazione di vita intensamente vissuta,carburazione per i nostri pensieri e ci,auguriamo anche per le nostre scelte future. Chi crede in Dio sa che la vita,essendo un dono d’amore gratuito,è anche il debito più grande,e che chi suda di più e combatte per lei più degli altri, facendolo con passione, è perché dall’ impegno e dalla fatica estrae una linfa,che sola sa trasformare il sacrificio in energia:la gioia del dono.Sta a noi decidere se lasciarci coinvolgere e quanto. E non c’è informazione o immagine che possa rendere la meraviglia che provoca il sorriso di un bambino finalmente sfamato o il calore del suo abbraccio che ringrazia.

“Questa è la solidarietà “ ci dice Padre Baldin, “un forte sentimento senza  compromesso” di nuovo sfida con se stessi,esperienza che brucia la distanza e che accende la vita di entusiasmo.

Simona Berra